San Martino tra antico e moderno, il rallye che crea un'atmosfera: "Abbiamo tutti la responsabilità di mantenere ad alto livello un patrimonio sportivo incancellabile”
Noblesse oblige. Un po' di spocchia alla francese non guasta per il Rally San Martino nei giorni lieti in cui un italiano sta per trionfare al Tour. Certo che la nobiltà comporta degli obblighi, di essere sempre all'altezza come il nostro eroi su Vosgi, Alpi e Pirenei. E il Rallye che fu di Luigi Stochino e Pietro Bovio si appresta ora a celebrare il cinquantesimo anniversario dalla nascita (1964, appuntamento al 12/13 settembre 2014) tornando sul Manghen, la "cima Coppi” di una corsa che ha un guardiano formidabile in Giorgio Taufer, primierotto doc. Ma lo vedete Bernard Hinault fare i complimenti ogni giorno sul podio a Vincenzo Nibali in giallo. Sembra Taufer a lato della pedana in Sass Maor, la piazzetta di San Martino, quando dà una pacca sulla spalla ai moderni vincitori a quattroruote. Tutti e due oggi antichi signori di una corsa, anche se Hinault l'ha vinto cinque volte il Tour mentre Taufer nel Rallye è giunto due volte quarto. Però con le sue Porsche preparate in casa mica poteva arrivare davanti ai piloti ufficiali, gente del calibro di Sandro Munari, Leo Cella, Alberto Cavallari, Amilcare Ballestrieri, il tedesco Gass. Roba da notti insonni e nervi scoperti, trasferimenti interminabili e controlli orari capestro.
Taufer ai piedi del podio nel 1968 e 1969, ricordi nitidi. "E' stata una gioventù bellissima – dice adesso in gran forma contando settantadue primavere – in un paradiso terrestre che regala ancora emozioni autentiche come il Rallye. Io poi ho un record imbattibile, il miglior tempo all'università del controsterzo, la speciale di Val Stagna (non valida nell'occasione per il San Martino, ndr) su sterrato che un mese dopo asfaltarono”.
E che dire della prova del Manghen? "Anche quella noi la facevamo sulla terra. Buchi colossali, trabocchetti a ogni curva. Oggi è tutto diverso, ma rimane una sfida temibile: tanti chilometri di salita e altrettanti di discesa, tornanti e tornantini, strada stretta e senza guard rail, un attimo di distrazione può esserti fatale”. Cinquant'anni di Rallye San Martino, cosa aggiungere? "Spero s'iscrivano in tanti alla nostra edizione n. 34. Dev'essere una festa che accomuna storici e moderni – proclama Taufer –, piedi pesanti e amatoriali. Abbiamo tutti la responsabilità di mantenere ad alto livello un patrimonio sportivo incancellabile, e avverto questa consapevolezza nei ranghi compatti della scuderia San Martino Corse”.
(Comunicato Ufficio Stampa Rally San Martino)
Taufer ai piedi del podio nel 1968 e 1969, ricordi nitidi. "E' stata una gioventù bellissima – dice adesso in gran forma contando settantadue primavere – in un paradiso terrestre che regala ancora emozioni autentiche come il Rallye. Io poi ho un record imbattibile, il miglior tempo all'università del controsterzo, la speciale di Val Stagna (non valida nell'occasione per il San Martino, ndr) su sterrato che un mese dopo asfaltarono”.
E che dire della prova del Manghen? "Anche quella noi la facevamo sulla terra. Buchi colossali, trabocchetti a ogni curva. Oggi è tutto diverso, ma rimane una sfida temibile: tanti chilometri di salita e altrettanti di discesa, tornanti e tornantini, strada stretta e senza guard rail, un attimo di distrazione può esserti fatale”. Cinquant'anni di Rallye San Martino, cosa aggiungere? "Spero s'iscrivano in tanti alla nostra edizione n. 34. Dev'essere una festa che accomuna storici e moderni – proclama Taufer –, piedi pesanti e amatoriali. Abbiamo tutti la responsabilità di mantenere ad alto livello un patrimonio sportivo incancellabile, e avverto questa consapevolezza nei ranghi compatti della scuderia San Martino Corse”.
(Comunicato Ufficio Stampa Rally San Martino)
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