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Emilia-Romagna è anche impresa. Una galassia di aziende che, soprattutto nel settore manufatturiero, rappresentano la locomotiva del Paese. A confermarlo i numeri. Nel 2022, le filiere regionali di questo comparto sono tornate ai livelli produttivi pre pandemia, anzi hanno migliorato il risultato nelle esportazioni del 3,2% rispetto all’anno precedente, portando la crescita complessiva a oltre l’11%  a confronto del periodo pre-Covid, secondo i dati di Confindustria.  

A dare la dimensione dell’impegno del settore arriva – sempre dall’associazione industriale – un altro valore: quello della salita degli investimenti lordi che sono cresciuti, l’anno passato, del 10,7%. 

L’intero comparto presenta numeri lusinghieri: delle venti filiere che compongono l’ecosistema territoriale emiliano-romagnolo, ben diciassette sono catalogate come manufatturiere e concorrono a un fatturato complessivo che supera i settantacinque miliardi di euro, dando lavoro a oltre diciottomila persone. L’analisi di Confindustria ricorda come fare impresa qui significhi garantirsi risultati migliori che altrove. Basti pensare che il fatturato medio di una società farmaceutica, per esempio, è nel triangolo Bologna-Modena-Ferrara, cinque volte superiore a quello di una “gemella” che operi altrove. 

A trainare la “locomotiva” Emilia-Romagna è il settore dell’agroalimentare – oltre dieci miliardi di fatturato e quasi quindicimila addetti – con l’automotive che si piazza al quinto posto (e ha tre aziende tra le top ten a livello industriale, Ferrari, Lamborghini e Maserati). C’è spazio, ovviamente per crescere ancora in comparti chiave come la moda e il turismo che rappresentano comunque realtà consolidate in un territorio che rimane, ed è uno dei suoi punti di forza, tutto da scoprire.