L'Italian Baja di Primavera in formato Artugna Race promosso a pieni voti per il tracciato e l'accoglienza

Conferma di Ventura al top degli Ssv, sorprese da podio nel Cross Country
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(comunicato ufficio stampa Artugna Race)

A guardare solo i lati positivi, un successo in piena regola per l’Italian Baja di Primavera alla sua seconda edizione targata Artugna Race. Promosso a pieni voti per il tracciato e l’accoglienza da tutti gli equipaggi, anche quelli che non hanno visto il traguardo all’Interporto di Pordenone, costretti al ritiro da guasti meccanici. Perché il fondo sterrato sulla pedemontana, da Aviano a Budoia, da Polcenigo a Fontanafredda, non è di quelli scassa veicoli, che fa grossi danni a telaio e motore. Fondo duro e compatto, tanta polvere ovviamente dopo mesi che non piove, ma percorso tecnico e veloce, oltre 28 km divertenti e spettacolari ripetuti 4 volte, con una difficoltà in più costituita dalla zona a velocità controllata a ridosso del golf club di Aviano dove in molti hanno faticato a calibrare l’acceleratore, subendo sanzioni cronometrate.

CCR. Esempio eclatante il modenese Emilio Ferroni (Suzuki Grand Vitara), che senza la zavorra dei 21’ di penalità sarebbe risultato addirittura 4’’ più veloce del vincitore Andrea Alfano, il quale però ha fatto gara impeccabile e di grande sostanza con il Nissan Pathfinder T1 griffato Ramingo 4x4. Sul podio dell’Italiano Cross Country Baja, al fianco del varesino sono saliti un po’ a sorpresa Alessandro Trivini Bellini (Mitsubishi Pajero Did) e Andrea Luchini (Suzuki Grand Vitara), primo e secondo del T2 nazionale. L’ultimo giro ha detto male non solo a Manuele Mengozzi che viaggiava alle spalle di Alfano (un sensore del motore difettoso e il Mitsubishi Pinin si è ammutolito), ma anche al coriaceo Alfio Bordonaro e al redivivo Claudio Allegrandi, appiedati dai rispettivi Suzuki Grand Vitara. Prima di loro erano già usciti dai radar Andrea Debbi (Daihatsu Rocky), Stefano Sabellico (Suzuki Grand Vitara), Andrea Toro (Toro Buggy), Marco Mantovani (Suzuki Santana), Andrea Tomasini (Isuzu D-Max) e Gabriele Seno (Fiat Panda Proto). Tracciato non devastante, ma comunque impegnativo per giunture, motori, sospensioni e centraline. Così la parata finale sulla pedana all’Interporto ha riguardato 14 superstiti, con Mauro Cantarello (Suzuki Grand Vitara) quarto assoluto precedendo Lorenzo Codecà, soddisfatto della gara test alla guida del nuovo Suzuki Jimny di Emmetre Racing. Poi nell’ordine il sesto posto di Paolo Semeraro (Nissan Patrol), il settimo di Francesco Giocoli (Isuzu D-Max), l’ottavo di Giovanni Farina (Suzuki Vitara) primo dei veicoli TH in 1h45’35’’, il nono di Ferroni al loro delle penalità e Paolo Cau (Mitsubishi Evolution) a chiudere la top ten. Artugna complicata per Claudio Petrucci (undicesimo) in versione “deb” sul Grand Vitara ex Codecà, che si è ribaltato nel primo giro per eccesso di foga e poi ha preferito non forzare, così da scoprire man mano le caratteristiche dell’arma gialla. Dodicesimo e terzo di TH Gianluca Morra (Suzuki Samurai) dietro Farina e Cau. In classifica Samuele Lelli (Vitara) e Filippo Pagani (Nissan Gr) al termine di una gara carica per loro di complicazioni.

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SSV. Molto combattuta la sfida tricolore dei tubolari leggeri nella quale Amerigo Ventura ha piegato di misura Andrea De Luna (33’’ il divario finale e per entrambi 2’ di penalità) in un duello targato Quaddy Yamaha Racing, senza dimenticare la bella prova di Valentino Rocco finito terzo a 1’53’’. Primo settore con Ventura avanti di 16’’, De Luna recupera tutto nel secondo passaggio, poi nel terzo cede 26’’ e altri 7’’ nel quarto ed ultimo. Ma per uno che corre ormai solo quando gli capita, prova maiuscola contro un pretendente alla corona europea. Traguardo raggiunto con soddisfazione da Michele Manocchi e Alessandro Bonetto, invece Mauro Vagaggini ha consegnato la tabella di marcia appena concluso il terzo settore, abbacchiato da una giornata di scarsa vena anche per via della limitazione alla velocità massima imposta ai TM (100 Km/h).